Obbligazioni e Titoli di Stato: guida agli investimenti
Le obbligazioni sono titoli di debito emessi da una una società (anche una banca) o uno Stato (titoli come i BTP), che si obbliga a rimborsare alla scadenza il capitale, pagando nel frattempo un interesse a scadenza periodica.
Va ricordato che sottoscrivendo o acquistando obbligazioni, l’investitore diviene finanziatore della società/ente emittente e titolare di un diritto di credito connesso al pagamento degli interessi e al rimborso del capitale a scadenza.
Il rischio, eventuale, è che l’emittente divenga insolvente o che, comunque, non sia in grado di adempiere ai propri obblighi di pagamento.
Vi sono degli strumenti, per quanto non perfetti e infallibili, che consentono di avere indicazione sul livello di rischio di un titolo: i rating.
Il rating è un giudizio – emesso da società specializzate, come Standard & Poor’s, Fitch e Moody’s,– nei confronti dell’emittente e della sua capacità di far fronte agli impegni finanziari ovverosia di pagare gli interessi periodici e rimborsare il capitale a scadenza.
L’obiettivo del rating è dare una valutazione sulla probabilità di insolvenza di un emittente, utilizzando una apposita scala di rischio.
Si parte dal grado maggiore di affidabilità dell’emittente, che è contraddistinto dalla tripla AAA, fino al grado inferiore, contraddistinto dalla D.
La parte della classifica, che va dalla “Tripla A” alla “Tripla B”, è considerata “investment grade”, ossia obbligazioni da “investimento”, mentre la fascia inferiore è considerata “speculative grade”, e contiene obbligazioni ad alto rischio.
Le obbligazioni possono essere comprate in fase di emissione (di norma al valore nominale) o sul mercato secondario (il prezzo dipende dalle condizioni di mercato.
Il rendimento effettivo dell’obbligazione, al di là di quello facciale, dipende dal prezzo di acquisto, che può essere diverso in base al momento in cui il titolo viene comprato.
Ad esempio un’obbligazione, con tasso annuo del 4%, durata decennale, acquistata in momenti diversi a prezzi diversi avrà rendimenti effettivi diversi (vedi tabella).
Data acquisto | Prezzo di acquisto (A) | Rimborso (B) | Interesse in 10 anni (C) | Ricavo D = (B)-(A)+(C) | Rendi-mento effettivo lordo D/(Ax10) |
Dicembre 2022 | 100 | 100 | 4×10=40 | 40 | 4% |
Febbraio 2023 | 90 | 100 | 4×10=40 | 50 | 5,55% |
Agosto 2023 | 110 | 100 | 4×10=40 | 30 | 2,73% |
I prezzi delle obbligazioni, quindi, possono mutare, ma poiché sono rimborsate dagli emittenti alla scadenza al valore nominale, i prezzi tendono a ritornare a quel valore quando la scadenza si avvicina.
Durante la sua vita un’obbligazione, può cambiare di prezzo perché il loro rendimento appare meno attraente se i tassi di mercato salgono o più attraenti se i tassi scendono.
Pertanto, i titoli obbligazionari (e i titoli di Stato) possono nascondere insidie soprattutto quando si selezionano scadenze lunghe, senza adeguate clausole di indicizzazione: una discesa delle quotazioni di mercato può comportare perdite se l’investitore per sue esigenze di liquidità ha necessità di smobilizzare le posizioni.
In una situazione di andamento crescente dei tassi e dell’inflazione possono essere prese in considerazione i titoli indicizzati (ad esempio, all’inflazione o a un indice finanziario come l’Euribor) che possono garantire un rendimento reale rispetto ai titoli a tasso fisso.
Sul mercato sono offerte diverse tipologia di obbligazioni con strutture cedolari più complicate rispetto quelle tradizionali (ad esempio, dalle clausole “step up e step down,” che prevedono cedole crescenti oppure decrescenti, alle “reverse floater” con indicizzazione inversa rispetto all’andamento dei tassi, fino alle convertibili che danno la facoltà a scadenza di convertire i titoli in azioni).
In linea di massima, tali tipologie di obbligazioni sono ad appannaggio degli investitori “più esperti”, che possono apprezzarne più agevolmente i profili di rischio.
Inoltre, bisogna sottolineare che è sempre opportuno acquistare titoli con scadenza coerente con l’orizzonte temporale che l’investitore si è prefisso e non farsi orientare solo dal maggiore rendimento cedolare che gli stessi di norma comportano.
In ogni caso, la cosa importante da fare prima di procedere all’investimento, come per ogni strumento finanziario, è leggere con attenzione i prospetti informativi e, almeno, la scheda di sintesi previsti per legge.
Da questa documentazione si può desumere se il titolo che si vuole acquistare è adatto alle proprie esigenze.
La lettura della documentazione informativa è importante anche per sapere se vi sono inserite alcune clausole che possono impattare significante sulle caratteristiche di rischio e rendimento del titolo.
Le clausole più utilizzate sono:
- la cosiddetta “cap” ovverosia il tetto massimo di importo della cedola (ad esempio, “gli interessi non potranno essere superiore al 4% lordo annuo”);
- il “floor” cioè l’importo minimo della cedola variabile (“con un minimo garantito dell’1% annuo”);
- il cap&floor comporta la presenza di un rendimento minimo e di uno massimo (“il tasso di interesse non potrà essere inferiore all’1% lordo annuo e superiore al 4% lordo annuo”).
E’ pure importante verificare dalla documentazione informativa se esiste la clausola “Call” che consente all’emittente di rimborsare i titoli prima della scadenza
Ciò vuol dire che se l’andamento dei tassi di mercato cambia – ad esempio, i tassi diminuiscono – l’emittente ha convenienza a rimborsare in anticipo obbligazioni con cedola a tasso fisso.
Due ultimi aspetti da ricordare.
Il primo è che sono da evitare le obbligazioni poco liquide, come le non quotate; non sono rari i casi di titoli emessi da banche che erano le stesse le ricompravano stabilendo il prezzo non certo favorevole per l’investitore.
La fiscalità: i titoli di Stato sono tassati al 12,50%, le obbligazioni corporate (e i depositi) al 26%.