I Fondi comuni e gli ETF: guida essenziale
Tener conto dell’esigenza di una diversificazione prudente del portafoglio per ridurre il rischio complessivo, evitando di concentrare gli investimenti in singoli strumenti finanziari, è un concetto ben noto.
Vi sono degli strumenti finanziari che possono rendere più agevole l’applicazione della diversificazione.
Ci riferiamo ai fondi comuni di investimento e agli ETF (Exchange Traded Funds).
I fondi comuni di investimento sono veicoli di impiego collettivo di risparmio. Raccolgono denaro da diversi risparmiatori e lo investono in un portafoglio diversificato di azioni, obbligazioni e/o altri strumenti finanziari.
Come qualsiasi forma di investimento, i fondi comuni presentano vantaggi e svantaggi.
Ecco una panoramica di entrambi.
Vantaggi dei fondi comuni di investimento.
Diversificazione. Uno dei principali vantaggi dei fondi comuni di investimento è la diversificazione del portafoglio. Poiché investono in una vasta gamma di attività, gli investitori riducono il rischio associato a un singolo investimento.
Facilità di gestione. Gli investitori non devono preoccuparsi della selezione dei singoli investimenti o del monitoraggio delle prestazioni, poiché la gestione è affidata ai professionisti del fondo.
Permettono di investire piccole somme in maniera costante. Attivando un piano di accumulo, il fondo preleva ogni mese dal conto corrente una somma concordata, e la investe.
Inoltre, un fondo ha accesso a mercati spesso al di fuori della portata del piccolo risparmiatore.
A fronte di questi aspetti ci sono anche degli elementi meno vantaggiosi da considerare.
I fondi comuni comportano spese come commissioni di ingresso e/o di gestione o di performance.
Queste spese possono ridurre, ma anche annullare o rendere negativo, il rendimento dell’investimento.
Gli investitori che detengono azioni individuali hanno un maggiore controllo sulle loro decisioni di investimento, mentre nei fondi comuni di investimento, le decisioni sono prese dal gestore del fondo.
Da ricordare che l’acquisto di quote dei fondi, sono precedute dalla consegna di documentazione informativa (prospetto informativo e quello di sintesi, il c.d. Kid). Essa contiene le informazioni, prescritte per legge. Ha lo scopo di aiutare a capire le caratteristiche, i rischi, i costi, i guadagni e le perdite potenziali di questo prodotto e a fare un raffronto con altri prodotti d’investimento.
E’ molto importante la compatibilità del proprio “atteggiamento e tolleranza” verso il rischio (cosiddetta “propensione al rischio”) e gli indicatori di rischio indicati nella documentazione.
Da ricordare che in caso di commissione di performance bisogna verificare l’indicazione del cd “high water mark”.
A prescindere dall’espressione inglese il concetto è semplice. Se si investe in un fondo che risulta in perdita, non possono essere pagate le commissioni di performance fino a che non sarà sta recuperate la somma investita inizialmente.
Ad esempio, se si investe una quota di € 10 mila in un fondo che perde il 10% in un anno, non si potranno applicare le commissioni di performance fino a che non saranno stati recuperati i € 1.000 persi nell’anno.
Il Fondo comune di investimento è destinato a investitori che mirano alla crescita del capitale a lungo termine. Investitori che non hanno necessariamente competenze finanziarie specifiche ma sono in grado di prendere una decisione di investimento informata sulla base dei documenti informativi .
Gli ETF sono simili ai fondi comuni di investimento ma vengono scambiati in borsa come azioni.
Il loro valore è determinato momento per momento a seconda della domanda e dell’offerta, mentre le quote dei fondi comuni di investimento sono valorizzate alla fine di ogni giornata.
Consentono agli investitori di ottenere esposizione a un’ampia gamma di asset, come indici azionari, obbligazioni o materie prime.
Si tratta di strumenti finanziari negoziati come detto in Borsa e che quindi possono essere acquistati e venduti in tempo reale sui mercati regolamentati, al pari delle azioni. Sono caratterizzati da costi di gestione mediamente più bassi rispetto ai Fondi comuni di investimento.
Di solito, gli ETF replicano in maniera passiva l’andamento di un indice di mercato (ad esempio, un indice azionario).
Va considerato che mediamente i costi dei fondi comuni sono mediamente pari all’1,5%-2% del valore del patrimonio del fondo, mentre quelli degli ETF sono pari a circa 0,3%-0,5%.
La differenza è dovuta per lo più al fatto che spesso i Fondi comuni sono a gestione attiva. Ovverosia i gestori cercano di battere l’indice di riferimento (ad es. il FTSE MIB), mentre la gestione degli ETF è passiva cioè si limita a replicare l’indice di riferimento.
Va aggiunto che oramai la letteratura e i dati disponibili (vedi https://www.spglobal.com/spdji/en/research-insights/spiva/) evidenziano che i fondi a gestione attiva non riescono per lo più a battere il mercato.
E’ interessante l’esempio riportato sul sito di Educazione finanziaria della Banca d’Italia (https://economiapertutti.bancaditalia.it/notizie/parliamo-di-investimenti-c-fondo-e-fondo/) che chiarisce il diverso impatto dei costi percentuali annui sugli investimenti.
Un esempio “per illustrare quanto costi differenti incidano sui risultati del nostro investimento. Ipotizziamo di investire 10.000 euro nel mercato azionario italiano per venti anni e che il rendimento dell’indice sia del 7% all’anno. Ipotizziamo due prodotti con costi differenti (es. A, 0,3% e B, 2,0%), il cui rendimento lordo è uguale a quello dell’indice (7%).
Se i costi sono dello 0,3% all’anno (A), l’investimento crescerà del 6,7% all’anno, mentre se i costi fossero del 2% (B), l’investimento crescerà del 5% all’anno. Nel primo caso, come si vede nel grafico, si otterrebbe alla fine dei vent’anni circa 36.500 euro, nel secondo 10.000 euro in meno (circa 26.500 euro).”
Quindi per concludere: valutare i rischi e le performance degli investimenti, non dimenticando di fare sempre la massima attenzione ai costi!